Quarta tappa verso eastQuarta tappa verso est

Finalmente oggi dovrei entrare con la moto in Turchia. Mi sveglio riposato e con molta calma scendo a fare colazione. Sono l’unico. Dopo la discreta colazione carico la moto ma il cielo e’ coperto e minaccia pioggia. Dovrei raggiungere e lasciarmi alle spalle Istanbul e fermarmi nella citta di Bolu. Istanbul non e’ una tappa anche perche’ ci vorrebbe molto piu’ che un giorno per visitarla bene. Il mio viaggio e’ verso est. Parto lasciando la mia tuta antipioggia nelle borse laterali quasi a voler allontanare la possibilita’ di una tappa bagnata. E infatti appena salito all’aperto dal garage dell’albergo mi rendo conto che piove fitto e bene. Provo ma devo fermarmi dopo due isolati per indossare almeno la giacca antipioggia. Faccio fatica ad uscire dalla citta’ di Svilengrad perche’ la strada che porta diretta sulla E80 verso il confine turco e chiusa proprio nel mio senso di marcia. Il navigatore inizia a dare i numeri. Dopo un po’ di giri a vuoto mi fermo alla perfiferia della citta’ e inizio ad armeggiare con il navigatore quando una vecchia Lada Niva di stampo filosovieto rallenta e quasi si ferma in mezzo alla strada. L’uomo al volante mi guarda con aria interrogativa. Non mi sento a mio agio, non vorrei guardasse di piu’ la moto. Abbassa il finestrino e dice qualcosa in bulgaro capisco solo la parola “Istanbul”. Accosta la macchina e mi fa segno di seguirlo. Sono titubante ma alla fine metto da parte la diffidenza occidentale e lo seguo. Mi porta direttamente alla rotonda e mi fa segno a destra, ripetendo ancora “istanbul” dal finestrino della sua vecchia macchina. Capisco, lo ringrazio e mentre dallo specchietto lo vedo accostare e allungare il collo per assicurarsi che io abbia capito bene le sue indicazioni, inbocco la E80 direzione Turchia. Grazie a lui, uno dei tanti angeli senza nome che mi hanno aiutato lungo tutto il viaggio in cambio di nulla e spesso proprio cosi’ spontaneamente.

Alla frontiera Bulgaria-Turchia i controlli aumentano. La turchia non e’ in Europa. Targa, libretto, passporto. Ma sono fortunato solo tre macchine davanti a me. Me la sbrigo in meno di venti minuti. Sono in Turchia con la mia moto!!

Primo problema, la vignetta per l’autostrada. So che bisogna acquistarla dopo il confine. Al primo distributore cambio 20 euro ad un cambio da furto. La vignetta mi dice il gestore che parla un po di inglese che devo farla all’ingresso dell’autostrada tra una ventina di km.

Riparto e mi dirigo verso la citta’ di Edirne. Qui ho segnato sul navigatore un paio di bancomat dove poter prelevare delle lire turche senza dover ambiare gli euro. Dopo pochi km entro nella citta’ e ho il primo impatto con la Turchia. vie strette con tutti i negozietti ai lati. Vendono di tutto, per strada un traffico caotico motorini, camion, carretti, autobus ognuno seguendo le proprie regole di guida. Prelevo un po’ di Lire turche sotto gli occhi ammirati di alcuni turchi che vedono la targa straniera poi riparto.

Inizia a piovere e con insistenza. L’autostrada si fa scivolosissima. Mi viene subito in mente la raccomandazione di amici. Se piove, occhio all’asfalto che diventa come una pista da curling. Ci sono molti camion e diventa difficile guidare con questo asfalto. Arrivo al casello di ingresso dell’autostrada e mi fermo dietro ad alcuni tir parcheggiati a lato. Chiedo a un camionista dove si compra la vignetta. Mi indica dall’altra parte della strada un edificio bianco. Attraverso sotto la pioggia e la persona dietro al banco mi dice che non c”e bisogno della vignetta. Ma come? insiste. Sono confuso. Esco ed entro nella vicina stazione di polizia. Mi dicono che devo farla altrimenti ho sette giorni di tempo per uscire dal paese, dopo devo pagare una multa. Ok capisco che qui non ne hanno per la testa di farmi questa vignetta. Al diavolo proseguo. torno alla moto. E un famiglia si ferma accanto chiedendomi anche loro della vignetta. Gli dico quello che mi hanno detto e anche loro confusi entrano in autostrada dal casello senza controllo e proseguono. Faccio lo stesso ma mentre salgo in moto mi accorgo di aver lasciato aperta la borsa laterale. Metto il cavalletto e qui succedo il guaio. La moto lentamente si inclina e il cavalletto non completamente aperto si rischiude. Tento di accompagnare i 250kg della moto a terra senza farla sbattere forte. la schiena mi fa crick. Un dolore forte e acuto. Con la moto a terra, sotto un pioggia battente a bordo strada con camion che sfrecciano a fianco. Faccio uno sforzo assurdo per rialzare la moto. La schiena fa crack. Tiro un urlo, stringo i denti e metto la moto sul cavalletto. Poi mi siedo lentamente sul gurdarail a fianco. Sto tremando dalla tensione e dal dolore.

Non riesco a salire in moto. La schiena mi fa parecchio male. Tiro fuori subito degli antidolorifici dal bagaglio e aspetto di ricuperare le forze.

E’ passata piu’ di mezz’ora, salgo in moto lentamente. la pioggia non ne vuole sapere di smettere. Entro in autostrada e proseguo. Dopo una centinaio di km arrivo al casello del pedaggio e accosto per prendere fiato. Noto il cartello HGS della stramaledetta vignetta autostradale. Entro e chiedo, un turco in coda che gentilmente non parlando inglese chiede per me se c’e’ qualcuno che lo parla nell’ufficio e mi fa passare davanti alla fila. Il ragazzo finalmente mi spiega e mi fa la vignetta da 50 lire turche. Scambiamo due parole di calcio, juve, milan, italia e poi lentamente riparto.

A Bolu non ci arrivo questa sera, in queste condizioni e con questa pioggia. Devo ancora attraversare istanbul e tutto il suo famoso traffico. Punto il navigatore verso il quartiere Sultamamet li ci sono centinaia di alberghi. Il problema per ora e’ quello di arrivarci.

Il traffico di Instanbul e’ semplicemnte….di piu’. Immaginate qualsiasi traffico al mondo, tangenziali di Milano, Roma, l’M25 di Londra, il traffico di New York…il traffico di instanbul e’ di piu’. Un caos dove esistono poche regole. Il navigatore devo dire fa un ottimo lavoro e nel frattempo ha smesso di piovere. Alle sei di sera arrivo di fronte ad un hotel vecchio stile in una via secondaria a dieci minuti a piedi dalla moschea blu. Per 20 euro circa camera pulita con aria condizione, wifi, televisore. Non male. Non ha parcheggio privato ma il proprietario mi fa parcheggiare sul marciapiede accanto alla porta d’ingresso dell’hotel che e’ sempre aperto anche la notte. Arrivano in tre ad aiutarmi a far salire la moto sullo stretto passaggio. L’alziamo di peso. In un attimo si forma un capannello di gente incusiosita dalla moto, dalla targa e da me. Da dove vengo, dove vado ecc.

Istanbul moto davanti all'hotel
Istanbul moto davanti all’hotel

Dopo una doccia, mi sdraio nel letto, altri antidolorifici. riposo fino alle otto poi esco a vedere istanbul.

Oggi e’ il primo giorno di ramadan. Nei giardini della moschea Blu ci sono migliaia di persone che fanno picnic serale. Si canta nelle piazze. Visito la splendida Moschea Blue e il piccolo bazar. Mi fermo ad negozio di tappeti ad ammirarne alcuni. “Where are you from?” mi sento dire dal venditore. Italy gli rispondo. Ma che cavolo di italiano sei… mi dice. Un simpatico turco che parla italiano. Qualche anno fa stava per sposarsi con un’italiana che ha mandato a quel paese all’aeroporto all’utlimo momento. Commercia in tappeti da piu di 30anni. Mi mostra alcuni tappeti antichi e mi spiega un po’ di tutto su questa magnifica arte. Dopo una lunga chiaccherata proseguo nel giro per i vicoli di istanbul fino a tardi. Mi fermo a mangiare in un localino tipico del pollo, riso e verdure varie. poi rientro in Hotel. Domani dovro’ cambiare le tappe che mi ero prefissato.

Istanbul Giardini Moschea Blu
Istanbul Giardini Moschea Blu
Istanbul Giardini Moschea Blu
Istanbul Giardini Moschea Blu
Istanbul lavatoi Moschea Blu
Istanbul lavatoi Moschea Blu
Istanbul Moschea Blu
Istanbul Moschea Blu
Istanbul Moschea Blu
Istanbul Moschea Blu
Istanbul Moschea Blu
Istanbul Moschea Blu
Istanbul Basilica Santa Sofia
Istanbul Basilica Santa Sofia

 

Istanbul bazar antico tappeto
Istanbul bazar antico tappeto

Finalmente oggi dovrei entrare con la moto in Turchia. Mi sveglio riposato e con molta calma scendo a fare colazione. Sono l’unico. Dopo la discreta colazione carico la moto ma il cielo e’ coperto e minaccia pioggia. Dovrei raggiungere e lasciarmi alle spalle Istanbul e fermarmi nella citta di Bolu. Istanbul non e’ una tappa anche perche’ ci vorrebbe molto piu’ che un giorno per visitarla bene. Il mio viaggio e’ verso est. Parto lasciando la mia tuta antipioggia nelle borse laterali quasi a voler allontanare la possibilita’ di una tappa bagnata. E infatti appena salito all’aperto dal garage dell’albergo mi rendo conto che piove fitto e bene. Provo ma devo fermarmi dopo due isolati per indossare almeno la giacca antipioggia. Faccio fatica ad uscire dalla citta’ di Svilengrad perche’ la strada che porta diretta sulla E80 verso il confine turco e chiusa proprio nel mio senso di marcia. Il navigatore inizia a dare i numeri. Dopo un po’ di giri a vuoto mi fermo alla perfiferia della citta’ e inizio ad armeggiare con il navigatore quando una vecchia Lada Niva di stampo filosovieto rallenta e quasi si ferma in mezzo alla strada. L’uomo al volante mi guarda con aria interrogativa. Non mi sento a mio agio, non vorrei guardasse di piu’ la moto. Abbassa il finestrino e dice qualcosa in bulgaro capisco solo la parola “Istanbul”. Accosta la macchina e mi fa segno di seguirlo. Sono titubante ma alla fine metto da parte la diffidenza occidentale e lo seguo. Mi porta direttamente alla rotonda e mi fa segno a destra, ripetendo ancora “istanbul” dal finestrino della sua vecchia macchina. Capisco, lo ringrazio e mentre dallo specchietto lo vedo accostare e allungare il collo per assicurarsi che io abbia capito bene le sue indicazioni, inbocco la E80 direzione Turchia. Grazie a lui, uno dei tanti angeli senza nome che mi hanno aiutato lungo tutto il viaggio in cambio di nulla e spesso proprio cosi’ spontaneamente.

Alla frontiera Bulgaria-Turchia i controlli aumentano. La turchia non e’ in Europa. Targa, libretto, passporto. Ma sono fortunato solo tre macchine davanti a me. Me la sbrigo in meno di venti minuti. Sono in Turchia con la mia moto!!

Primo problema, la vignetta per l’autostrada. So che bisogna acquistarla dopo il confine. Al primo distributore cambio 20 euro ad un cambio da furto. La vignetta mi dice il gestore che parla un po di inglese che devo farla all’ingresso dell’autostrada tra una ventina di km.

Riparto e mi dirigo verso la citta’ di Edirne. Qui ho segnato sul navigatore un paio di bancomat dove poter prelevare delle lire turche senza dover ambiare gli euro. Dopo pochi km entro nella citta’ e ho il primo impatto con la Turchia. vie strette con tutti i negozietti ai lati. Vendono di tutto, per strada un traffico caotico motorini, camion, carretti, autobus ognuno seguendo le proprie regole di guida. Prelevo un po’ di Lire turche sotto gli occhi ammirati di alcuni turchi che vedono la targa straniera poi riparto.

Inizia a piovere e con insistenza. L’autostrada si fa scivolosissima. Mi viene subito in mente la raccomandazione di amici. Se piove, occhio all’asfalto che diventa come una pista da curling. Ci sono molti camion e diventa difficile guidare con questo asfalto. Arrivo al casello di ingresso dell’autostrada e mi fermo dietro ad alcuni tir parcheggiati a lato. Chiedo a un camionista dove si compra la vignetta. Mi indica dall’altra parte della strada un edificio bianco. Attraverso sotto la pioggia e la persona dietro al banco mi dice che non c”e bisogno della vignetta. Ma come? insiste. Sono confuso. Esco ed entro nella vicina stazione di polizia. Mi dicono che devo farla altrimenti ho sette giorni di tempo per uscire dal paese, dopo devo pagare una multa. Ok capisco che qui non ne hanno per la testa di farmi questa vignetta. Al diavolo proseguo. torno alla moto. E un famiglia si ferma accanto chiedendomi anche loro della vignetta. Gli dico quello che mi hanno detto e anche loro confusi entrano in autostrada dal casello senza controllo e proseguono. Faccio lo stesso ma mentre salgo in moto mi accorgo di aver lasciato aperta la borsa laterale. Metto il cavalletto e qui succedo il guaio. La moto lentamente si inclina e il cavalletto non completamente aperto si rischiude. Tento di accompagnare i 250kg della moto a terra senza farla sbattere forte. la schiena mi fa crick. Un dolore forte e acuto. Con la moto a terra, sotto un pioggia battente a bordo strada con camion che sfrecciano a fianco. Faccio uno sforzo assurdo per rialzare la moto. La schiena fa crack. Tiro un urlo, stringo i denti e metto la moto sul cavalletto. Poi mi siedo lentamente sul gurdarail a fianco. Sto tremando dalla tensione e dal dolore.

Non riesco a salire in moto. La schiena mi fa parecchio male. Tiro fuori subito degli antidolorifici dal bagaglio e aspetto di ricuperare le forze.

E’ passata piu’ di mezz’ora, salgo in moto lentamente. la pioggia non ne vuole sapere di smettere. Entro in autostrada e proseguo. Dopo una centinaio di km arrivo al casello del pedaggio e accosto per prendere fiato. Noto il cartello HGS della stramaledetta vignetta autostradale. Entro e chiedo, un turco in coda che gentilmente non parlando inglese chiede per me se c’e’ qualcuno che lo parla nell’ufficio e mi fa passare davanti alla fila. Il ragazzo finalmente mi spiega e mi fa la vignetta da 50 lire turche. Scambiamo due parole di calcio, juve, milan, italia e poi lentamente riparto.

A Bolu non ci arrivo questa sera, in queste condizioni e con questa pioggia. Devo ancora attraversare istanbul e tutto il suo famoso traffico. Punto il navigatore verso il quartiere Sultamamet li ci sono centinaia di alberghi. Il problema per ora e’ quello di arrivarci.

Il traffico di Instanbul e’ semplicemnte….di piu’. Immaginate qualsiasi traffico al mondo, tangenziali di Milano, Roma, l’M25 di Londra, il traffico di New York…il traffico di instanbul e’ di piu’. Un caos dove esistono poche regole. Il navigatore devo dire fa un ottimo lavoro e nel frattempo ha smesso di piovere. Alle sei di sera arrivo di fronte ad un hotel vecchio stile in una via secondaria a dieci minuti a piedi dalla moschea blu. Per 20 euro circa camera pulita con aria condizione, wifi, televisore. Non male. Non ha parcheggio privato ma il proprietario mi fa parcheggiare sul marciapiede accanto alla porta d’ingresso dell’hotel che e’ sempre aperto anche la notte. Arrivano in tre ad aiutarmi a far salire la moto sullo stretto passaggio. L’alziamo di peso. In un attimo si forma un capannello di gente incusiosita dalla moto, dalla targa e da me. Da dove vengo, dove vado ecc.

Istanbul moto davanti all'hotel
Istanbul moto davanti all’hotel

Dopo una doccia, mi sdraio nel letto, altri antidolorifici. riposo fino alle otto poi esco a vedere istanbul.

Oggi e’ il primo giorno di ramadan. Nei giardini della moschea Blu ci sono migliaia di persone che fanno picnic serale. Si canta nelle piazze. Visito la splendida Moschea Blue e il piccolo bazar. Mi fermo ad negozio di tappeti ad ammirarne alcuni. “Where are you from?” mi sento dire dal venditore. Italy gli rispondo. Ma che cavolo di italiano sei… mi dice. Un simpatico turco che parla italiano. Qualche anno fa stava per sposarsi con un’italiana che ha mandato a quel paese all’aeroporto all’utlimo momento. Commercia in tappeti da piu di 30anni. Mi mostra alcuni tappeti antichi e mi spiega un po’ di tutto su questa magnifica arte. Dopo una lunga chiaccherata proseguo nel giro per i vicoli di istanbul fino a tardi. Mi fermo a mangiare in un localino tipico del pollo, riso e verdure varie. poi rientro in Hotel. Domani dovro’ cambiare le tappe che mi ero prefissato.

Istanbul Giardini Moschea Blu
Istanbul Giardini Moschea Blu
Istanbul Giardini Moschea Blu
Istanbul Giardini Moschea Blu
Istanbul lavatoi Moschea Blu
Istanbul lavatoi Moschea Blu
Istanbul Moschea Blu
Istanbul Moschea Blu
Istanbul Moschea Blu
Istanbul Moschea Blu
Istanbul Moschea Blu
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Istanbul Basilica Santa Sofia
Istanbul Basilica Santa Sofia

 

Istanbul bazar antico tappeto
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