[:it]Settima tappa verso est[:]

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Mi sveglio al canto del muezzin. Il cielo e’ bello limpido e il caldo si fa gia’ sentire. Non ho dormito bene. La schiena mi ha tenuto sveglio parecchio e adesso sono un po’ a pezzi ma il pensiero e’ tutto rivolto al Monte Ararat. Il desiderio di vederlo, di arrivarci la davanti mi solleva il morale. Una veloce doccia e poi scendo a fare colazione. Niente di che’ ma con la pancia piena carico la moto che e’ ancora li davanti all’hotel sotto lo sguardo del simpatico ragazzo della reception. Sono appena passate le 8 di mattina ma Erzincan e’ gia’ un fermento di gente e di traffico. Molti sono giovani. La citta’ ha un aeroporto, cosa abbastanza rara in questa zona dell’anatolia centrale ed e’ quindi un crocevia veloce per chi si sposta in queste zone. Imbocco subito la strada principale che taglia in due l’estesa citta’ e che porta direttamente ad incrociare nuovamente la E80 che procede verso l’estremo est della Turchia, al confine con Armenia e Iran. Appena uscito dalla citta’ il traffico sparisce. Rimangono i soliti camion che si avventurano trasportando merci verso il vicino Iran e la vicina Armenia. Al primo distributore rifornisco la moto e mi rifornisco di acqua. Il cielo e’ limpidissimo e la temperatura supera i 30 gradi.Riparto. Il paesaggio continua a cambiare ad ogni curva. Si sale su altipiani infiniti dove l’unico segno di civilta’ e’ la lunga e dritta striscia d’asfalto che percorro. Una meraviglia.

Anatolia
Anatolia

Passo velocemente la citta’ di Erzurum e a Horasan la E80 scende leggermente verso sud, per poi riprendere la direzione verso est. A karakose inizio a vedere, e non solo a sentire, l’aria del Medio Oriente. Questa regione dell’estremo est della turchia risente molto dell’influenza dell’Islam sciita del vicino Iran. Qui sono nel Kurdistan turco.

Fiume Anatolia Kurdistan Turco
Fiume Anatolia Kurdistan Turco
Anatolia Kurdistan Turco
Anatolia Kurdistan Turco

Mi fermo lungo la strada in un piccolo distributore con a fianco un altrettanto piccolo ristorante. Chiedo al ragazzo che sta lavando un vecchio camion con una lancia ad acqua se puo’ darmi una spruzzata alla moto davanti. Il cupolino e i fari sono un blocco di polvere. Poi parcheggio e mangio una strana ma buona zuppa di verdure con un piatto di riso e l’immancabile chai, ovviamente buonissimo e bollentissimo. Riparto non prima di aver fatto un’altra scorta d’acqua. Ormai la strada corre veloce sull’altopiano. Allungo continuamente lo sguardo sulle alte montagne all’orizzonte e alla mia destra cercandolo… e’ quello, innevato, poi piu’ la un altra montagna leggermente piu’ alta e leggermente piu’ innevata mi fa cambiare idea, no deve essere quello… ogni tanto mi fermo a fotografare il paesaggio. Ma ancora non lo vedo. Forse ho sbagliato strada. forse il navigatore non e’ molto preciso in queste zone, forse… Guardo l’orologio e tra pensieri e paesaggi incredibili ho gia’ fatto piu’ di 500 chilometri…le cittadine si fanno sempre piu’ piccole e sempre piu’ rare. Guardo alla mia sinistra e quasi perdo il controllo. Mi guarda, mi sovrasta, maestoso. Mi accompagna quasi apparso dal nulla. Il monte Ararat. Impossibile non riconoscerlo, impossibile confonderlo. Tutte le montagne precedenti in cui pensavo di averlo visto sono semplici colline di contorno. La cima perennemente innevata ha il suo classico cappello di nuvole, nonostante il cielo sia limpidissimo. Mi fermo perche’ il cuore mi batte all’impazzata. i suoi 5.156 metri e la sua imponente e autoritaria forma mi lascia senza fiato. Foto, filmati. Fa tremare le mani. E’ incredibile. Secondo la Bibbia, lassu’ da qualche parte Noe e la sua arca si arenarono dopo il diluvio universale scatenato da Dio per punire gli uomini. Sono state fatte numerose spedizioni di archeologi e scalatori nel tentativo di trovare l’arca, secondo alcuni rimasta sotto i ghiacci perenni della cima.

Monte Ararat
Monte Ararat
Monte Ararat
Monte Ararat
Cima del Monte Ararat
Cima del Monte Ararat

Riparto dirigendomi verso Dogubayazid, l’ultima citta’ turca prima del confine con l’Iran. L’altopiano e’ immenso e la citta’ polverosa, sembra uscita da un film di Indiana Jones. Strade sterrate piene di carretti di venditori ambulanti  di frutta e verdura che urlano per attirare clienti, un traffico caotico, negozietti, bancarelle. Una vivace e polverosa citta’ di frontiera. fatico a trovare l’albergo che mi ero segnato sul navigatore. La citta’ e’ piuttosto turistica ma un turismo dal sapore avventuroso non il classico turismo di massa e questo rende la confusione piu’ piacevole. Arrivo nella via del primo albergo che mi ero segnato ma l’hotel non c’e’. C’e un palazzo mezzo diroccato. Passo al secondo ma mi perdo nelle vie. Chiedo a due passanti che gentilissimi a gesti mi indicano la direzione. In un attimo arrivo su quella che sembra essere una via principale e subito mi scappa l’occhio su di un Hotel che sfoggia 3 stelle sull’insegna, in genere sempre piuttosto ottimiste per gli standard turchi. Decido di fermarmi a chiedere se oltre alle stelle hanno anche un posto sicuro dove mettere la moto. Il simpatico proprietario parla un ottimo inglese. Non ci sono problemi a lasciare la moto davanti all’ingresso dell’Hotel sul marciapiedi. L’hotel e’ aperto tutta notte e il portiere mi sorvegliera’ la moto. L’albergo ha una incredibile terrazza con vista sull’Ararat. Camera con aria condizionata, internet gratis, molto pulito. In europa avrebbe sicuramente una stella in piu’ mi preoccupa un po il prezzo ma quando mi sento dire 80 lire turche, poco meno di 25 euro accetto ben volentieri. Il ragazzino mi aiuta a portare i bagagli in camera. Poi veloce doccia e via per il centro. Passeggio per una lunga via pedonale con numerosi negozi ai lati di tutti i tipi con prevalenza di negozi di telefonini. A decine. Mi fermo in una pasticceria ad assaggiare dei dolci ai pistacchi e miele che vedo fare al volo in diversi posti lungo la via e che fanno diventare matti i passanti. Molto buoni. Poi rientro e mangio una discreta cena al ristorante dell’hotel facendo due chiacchere con i proprietari. Scopro che sono in diversi e che i figli e le figlie, tutti di circa otto-dieci anni, servono ai tavoli con una velocita’ incredibile. Finita la cena faccio ancora due passi e poi stanco morto mi butto nel letto con ancora l’Ararat nella mente e nel cuore.

Dogubayazid Confine Turchia Iran
Dogubayazid Confine Turchia Iran
Dogubayazid centro citta'
Dogubayazid centro citta’

Mi sveglio bello riposato anche se ho sentito del tranbusto verso le 2 del mattino. Non era il muezzin questa volta. La citta’ e’ gia’ un caos e sono le 7.30 Oggi prima di iniziare il viaggio di ritorno voglio salire al tempio Ishak Pasha ad un paio di chilometri da qui. Faccio una veloce colazione ammirando ancora l’Ararat che questa mattina mi regala una vista della sua cima senza nuvole,  momento che molti che arrivano qui non sono cosi’ fortunati da provare. Carico la moto e mi accorgo che la tenda che avevo lasciata legata alla sella posteriore il giorno prima e’ sparita. Un po’ mi girano, ma stupido io che mi sono fidato. Mentre carico la moto il ragazzo di turno alla reception esce dall’Hotel e mi viene incontro con la mia tenda sotto braccio. Non parla inglese ma un suo amico mi spiega che la scorsa notte ci sono stati dei tafferugli tra giovani nella via e che lui preoccupato ha slegato il sacco della tenda dalla moto e lo ha portato al sicuro dentro l’hotel e poi si e’ messo a controllare la moto. Lo ringrazio davvero. Foto di rito e poi parto. Esco dalla citta’ e imbocco la stradina che sale al monte del tempio. Un ciottolato e terra che lentamente mi porta nel parcheggio che domina la valle e l’intero altopiano. Sembra davvero di essere in un film di Indiana Jones. La citta’ di Dogubayazid e’ l’ultimo avamposto turco prima dei confini Iran e Armenia. Alle spalle le montagne e il tempio Ishak Pasha che domina sul silenzio incredibile di questo luogo. La vista spazia per chilometri. Mi ritrovo solo nel parcheggio, non c’e’ nessun turista a questa ora presto del mattino. In lontanza vedo salire tre persone lunga la strada. Sono abitanti del luogo, pastori. Cerco di scambiare qualche parole a gesti ma riusciamo solo a scambiarci sorrisi e saluti. Guardo ancora questo immenso altopiano da questa posizione elevata e privilegiata, la vista spazia lontanissima cosi’ come i miei pensieri. Penso ai popoli e agli imperi, persiano prima e bizantino dopo, passati da qui. Cosi’ come i mercanti, i viaggiatori, gli eserciti. Penso ai banchi di scuola quando fantasticavo di questi luoghi cercando di immaginarli in qualche modo e sognando anche io un giorno di poter percorrere queste strade e questa terra.

Tempio Ishak Pasha
Tempio Ishak Pasha
Tempio Ishak Pasha Cortile
Tempio Ishak Pasha Cortile
Tempio Ishak Pasha
Tempio Ishak Pasha
Tempio Ishak Pasha Ingresso
Tempio Ishak Pasha Ingresso
Tempio Ishak Pasha Moschea
Tempio Ishak Pasha Moschea

Tempio Ishak Pasha Moschea
Tempio Ishak Pasha Moschea
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