[:it]Islanda 2017 giorno 8[:]

[:it]8 Luglio Hvitserkur strada 711 – Isafjordur

Pioviggina. E sembra aver piovuto tutta la notte. Appena apro gli occhi mi fiondo alla finestra. La mia preoccupazione e’ la strada. Se diventa fango l’unico a uscirne e’ Antonio con le gomme Heidenau. Ma lo sterrato e’ bello compatto e ci solo poche pozzanghere.
Oggi secondo il mio itenerario c’e un bel tappone per arrivare nella regione dei Westfjordurs, l’estremo nord ovest. Una regione fuori dal turismo di massa, zona remota dove i fiordi chilometrici sono una costante. Scegliamo come destinazione finale della tappa la cittadina piu’ grande e piu’ a nord, Isafjordur. Questa volta vogliamo arrivare a un’ora decente e cercare da dormire e cenare con calma, senza affanno. Sempre i soliti inguaribili ottimisti. Solita colazione a base di caffe latte e biscotti comprati da precedenti soste ai distributori. Partiamo euforici ma un po’ tardi a dire il vero, e ne pagheremo ovviamente le conseguenze. Non ci rendiamo inoltre ancora conto delle distanze, in particolare con i fiordi, dove se una riva dista magari un paio di km dall’altra, la strada invece li percorre per tutta la lunghezza e arriva anche a 30km.
Decidiamo di proseguire sulla strada sterrara 711 facendo il giro dell’intero promontorio invece di ritornare sui nostri passi. La prima sosta e’ alla roccia-faraglione di Hvitserkur.

La roccia-troll della leggenda a Scogliere a Hvitserkur
La roccia-troll della leggenda a Scogliere a Hvitserkur
Scogliere a Hvitserkur
Hvitserkur

La vista spazia fino ai promontori e alle insenature a centinaia di chilometri, La roccia davanti alla scogliera, secondo la leggenda islandese, e’ un troll venuto ad attaccare un’abbazia ma colto dalla luce del sole del mattino e’ rimasto pietrificato. Meno romantica e mistica e’ la spiegazione scentifica, la roccia di 15 metri di basalto sono i resti di un vulcano eroso dagli agenti atmosferici. Dalla cima della scogliera, davanti alla roccia, lo spettacolo e’ immenso e quindi propendiamo tutti e tre per la prima versione.
Prima di proseguire facciamo un incontro con una famaglia romana arrivata in islanda con l’aereo e poi affittato una macchina, marito e moglie sono due motociclisti e quando ci vedono sono feste, stupore, e ammirazione. Due chiacchere e poi ci salutiamo.

Lungo la strada a un tratto Roberto, che chiude la fila, inizia a lampeggiare e a suonare parecchio agitato. E’ il segnale che abbiamo condordato quando qualcuno vede qualcosa di interessante e vuole fermarsi a fare fotografie, ma diamine sembra tarantolato, manca solo che impenni il suo GS!
Ci fermiano e appena scesi l’occhio cade sul mare alla nostra destra che da calmo inizia ad agitarsi in un punto preciso a circa 80 metri dalla costa. Belene! Non crediamo ai nostri occhi, almeno tre balene a pelo d’acqua. uno spettacolo inaspettato ed emozionante.

Ripartiamo con un sorriso stampato sui volti e arriviamo di nuovo sulla Strada 1. Pochi km e in prossimita’ di Smaragilsvergur svoltiamo a sinistra sulla strada 68 che porta nell’estremo nord ovest. La strada e’ fenomenale nonostante il freddo (6 gradi) e il forte vento che spinge dal mare. E’ un alternarsi di asfalto e terra battuta che costeggia tra i vari fiordi. Qui le spiagge e i fiordi sono molto piu’ dolci, meno selvaggi e rocciosi. Mi innamoro subito di questa regione che per me diventera’ la parte piu’ bella dell’islanda. Siamo i soli motociclisti su questa strada e man mano che ci spostiamo a nord siamo anche i soli sulla strada.

“Toni hai abbastanza benzina?” chiedo durante una sosta foto sapendo che il serbatoio della Morini non ha una grossa capacita’ e che la moto beve avidamente. “Sono proprio al limite mai dovrei farcela”, mi tranquillizza in dialetto padovano che ormai ho iniziato a comprendere. Il primo benzinaio e’ ancora distante. Un fiordo dopo l’altro e la gloriosa Moto Morini entra in riserva. Si decide di procedere a velocita’ moderata. Di sicuro ci arriviamo al benzinaio. Gli inguaribili ottimisti. Detto fatto, A 5 km la Morini si spegne. Antonio, patriota d’altri tempi con moto italianissima, si arrabbia ma non perche’ e’ rimasto a piedi ma perche’ da una decina di km ci tenevamo dietro le due uniche moto incontrate in tutta la regione, due harley, che adesso gli passano davanti nel peggiore dei modi, a secco.
Passata la rabbia, decidiamo il da farsi. La tanichetta da 5 litri che Antonio ha legata alla moto e’ vuota, non rimane che prenderla e io o Roberto andare avanti al prossimo benzinaio e riempirla. Prendo la tanica ma mi accorgo che qualche goccia ne e’ rimasta. Non avendo un imbuto non possiamo rischiare di spargerla ovunque, Antonio dal suo bagaglio infinito tira subito fuori un tubo di gomma e si mette a succhiare le ultime goccie. Scampato pericolo. Arriviamo al benzinaio e lo svuotiamo.
Notare la tecnica di rifornimento di Roberto, in piedi sul serbatotio, sara’ una tecnica usata dai GSisti adventurosi? Anche Antonio e’ piuttosto incuriosito.

Come al solito arriviamo molto ma molto tardi a Isofjourdur, che si rivela una cittadina di “frontiera” sperduta e anonima dove giungono solo amanti del trekking estremo e giovani backpackers in cerca di avventura. Ci sono solo due hotel, carissimi. passiamo oltre. Troviamo un ostello, brutto e decadente con un tipo poco raccomandabile che per 50 euro a testa ci fa dormire in camerata. In pratica ci troviamo solo noi tre e altre due ragazze arrivate all’ultimo momento. Dopo aver girato a vuoto accettiamo. Siamo a un passo dalla Groenlandia non possiamo chiedere di piu’ per oggi va bene cosi’. Parcheggiamo le moto fuori dall’ingresso scaricando il minimo indispensabile.

Rimane solo la cena. In giro per la cittadina ci sono pochissime persone, per lo piu giovani turisti, e c’e’ un unico ristorante in cui bisogna prenotare. Bene, fortuna che c’e’ una specie di locale bar-negozio che vende dei panini preconfezionati e da bere. Va bene cosi’ qui non si deve venire pretendendo le comodita’ di altre zone dell’islanda. Mangiamo qualcosa e via a letto.[:]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.