Tecnicismi e tradizione

…chi lo dice che non stanno bene insieme!

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In realta’ e’ andata cosi’ ….

Giornata in ufficio di una lentezza esasperante. Piatta, noiosa al limite del sonnecchiante, poi improvvisamente… “Facciamo l’albero di Natale?” rompe il silenzio un collega da dietro il suo computer. “Hmmmm…uhhhmmm….aaarfffff! Un campionario delle esclamazioni sonnolente che sono uscite dalle bocche impastate di alcuni di noi. “Animo e coraggio” incita qualcun altro in uno slancio di carica semi-agonistica tirata fuori da chissà dove. Sguardi furtivi a destra poi a sinistra, sbirciatine da sopra il monitor ma dopo dieci minuti nessuno ha ancora avuto il coraggio di schiodarsi dalla propria scrivania. Allora mi alzo, apro l’armadio, tiro fuori una decina di computer ed in fondo pesco uno scatolone con le luci…le provo funzionano e poi penso…”Si ma l’albero dove è ?” Un collega si alza e dall’altro armadio tira fuori uno scatolone lungo un metro e mezzo abbondante. Lo apre e lo svuota sul pavimento. E’ l’albero di Natale in dieci mila e duecento ventuno pezzi da montare…che mi ricorda di più un puzzle della Ravensburger con la soluzione sul retro della confezione. “Da montare!” esclamo deluso “Da voi inglesi, così attenti alle tradizioni, non me lo sarei proprio aspettato!” aggiungo guardando sconsolato i miei colleghi che di tutta risposta sogghignano divertiti. Ma l’abete con il suo profumo, la resina che ti impiastra tutto, le punzecchiate alle mani nell’appendere gli angioletti ai rami…le maledizioni tirati agli angioletti che appena appesi si lanciano in voli pindarici al suolo rompendosi sistematicamente loro le ali, e a te i maroni, le palle colorate…ma sempre e solo dannatamente rosse e d’orate, la punta che non entra mai e bisogna sempre segare e spelare la cima di sto povero disgraziato di un albero e che una volta messa ci si ferma tutti immobili in silenzio trattenendo il respiro a guardarla lentamente inclinarsi sotto il suo peso per poi tutti pronti a prenderla al volo prima che cada al suolo rompendosi e portando con se sette Natali di sfighe, E ancora le luci, che solo dopo due ore e mezza si riesce finalmente a sbrogliarle per poi rendersi conto che non funzionano…mai!, nemmeno avessero la scadenza ste maledette!.  Insomma dove è tutta questa eccitante frenesia natalizia che ti aiuta con il passare degli anni a farti odiare il natale ?. Neanche finisco la frase che un altro collega mi mette in mano due alberelli di quaranta centimetri fatti con più fibre ottiche di una linea internet DSL ad alta velocità. “Attacca la spina” mi dice, ma come attacca la spina, tutto li ? E allora attacco la spina e improvvisamente si accendono di mille minuscoli puntini di luce che cambiano colore in una ubriacante ondata. Li giro sotto-sopra e neanche le piccole pigne argentate si staccano…tutto incollato, tutto pre-confezionato, tutto in perfetto stile “Natale in scatola”. E va bene allora significa che anche voi inglesi avete relegato il Natale dentro alle vetrine. Ne prendo atto un po’ deluso. E allora sotto con l’albero bionico! Guardo la scatola che lo conteneva con la scritta “Pronto in dieci minuti” che mi sa tanto di minestra liofilizzata e mi lancio insieme ad altri due colleghi all’assemblaggio del tronco, poi dei rami, dieci minuti circa e ci fermiamo inebetiti a guardarlo. “Ma l’albero di Natale…” accenna un collega “non dovrebbe avere la forma di…albero di Natale” In effetti questo assomiglia più ad ciliegio…smonta tutto e ricomincia…dieci minuti e si iniziano a vedere i primi progressi. Si passa dalla forma del ciliegio a quella del cipresso…ma ancora non ci siamo. Niente paura la scatola dice “pronto in dieci minuti” con stampato il volto sorridente di un bambino più che mai soddisfatto. E noi siamo tre programmatori di computer, due lauree, tre specializzazioni, esperti in sicurezza informatica, programmazione di sistema, programmazione di anti-virus, sistemi DRM, ingegneria inversa, hacking e cracking.  Forza! Sotto con questo albero bionico! Passano altri dieci minuti e il cipresso finalmente diventa un albero di Natale ma….”Ma…” accenno guardandolo di trasverso “…come mai non è simmetrico ?” Sembra che una motosega impazzita l’abbia tosato da una parte. “Ah…” esclama un collega “mancano dei pezzi” “Ah mancano..” “Ah mi sembrava” tutti in coro, qualcuno li conta anche…ma poco prima di concludere desiste forse per paura di scoprire che invece i pezzi ci sono tutti!! Qualcun altro sotto voce accenna “Magari…ci sono le istruzioni da qualche parte?” Il poveretto lo hanno ritrovato il giorno dopo chiuso nei bagni al piano inferiore. Intanto il bambino sulla scatola ci sembra che sorrida molto più di prima. Qualcuno prende il pennarello e fa uno schizzo sulla lavagna…venticinque minuti dopo la lavagna è un unico diagramma a blocchi in cui misteriosamente appare anche il kernel di Windows!!!…. d’accordo che è un albero bionico ma qui siamo andati oltre il seminato! Qualcun’altro accenna…”perché’ non lo mettiamo contro il muro e lo giriamo nascondendo la parte in cui MANCANO i pezzi?” Ovazione…standing ovation e double thumbs up! Infine lo avvolgiamo con le luce blue. Fatto! Spegniamo le luci dell’ufficio e accendiamo l’albero bionico. In silenzio lo guardo sconsolato e penso che secoli fa, dal mio ultimo albero di Natale, mai avrei pensato un giorno di rimpiangere la resina, gli angioletti volanti, le palle bicolori, la punta pendente e le luci ingarbugliate cosi come oggi qui nella conservatrice Inghilterra.

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