5 novembre…

Appena sono entrato nell’ufficio del JobCentre Plus in Station Street per fare richiesta del famoso NI, il National Insurance number il codice fiscale inglese per capirci mi sono subito imbattuto nella classica scena da ufficio pubblico inglese. Alla destra, perfettamente allineate, tre file di sedie occupate ordinatamente da persone di varie età in attesa. Al centro della sala due postazioni simili a due leggii da orazione con attaccato sul fronte un cartello con scritto a caratteri cubitali “Welcome”, dietro ai quali due dipendenti dell’ufficio, rigorosamente in piedi e rigorosamente gentili, accoglievano a turno le persone che sempre ordinatamente appena entravano si sistemavano in quelle che sembravano essere due file di obbedienti scolaretti in attesa del proprio turno. Esattamente come alla fermata dell’autobus. Alla sinistra una fila di telefoni a muro ognuno diviso da paratie con un piccolo banco e una sedia per accomodarsi, anch’essi occupati da persone di ogni età intenti a telefonare a chissà chi. Improvvisamente una sorta di dejà-vu “alla rovescia” mi ha riportato con la mente allo stesso tipo di ufficio che visitai in Texas ad Austin qualche giorno dopo il mio arrivo per fare anche li richiesta dell’altrettanto famoso Social Security Number. il codice fiscale americano. La però all’ingresso vi era un enorme metal detector stile aeroporto sotto il quale tutti obbligatoriamente si doveva passare e non prima di avere depositato nell’apposito cestello i telefonini con macchina fotografica. Dopodiché si entrava in una enorme sala di attesa dove si doveva prendere il classico numero ed aspettare che dal fondo della parete lo stesso numero lampeggiasse sopra la testa di una della quattro impiegate che sedevano dietro al loro gabbiotto. naturalmente tutto questo non prima di essere stati raggruppati e poi spostati da una sala di attesa all’altra esattamente come una mandria di vacche texane.”…dal numero 100 al numero 150 spostarsi nel recinto alla vostra destra….dal numero 151 al numero 200 salite ordinatamente le scale fino al recinto al piano superiore” . Mi ricordo, e non potrei mai dimenticarlo, che non appena il mio numero lampeggiò sulla parete mi precipitai dall’impiegata con il passaporto in mano e i moduli compilati per la richiesta nell’altra aspettandomi un trattamento, per così dire, un po’ ruvido di fine giornata dato che prima di me ne erano passati almeno cento di persone e io guarda un po’ ero il quart’ultimo della giornata  Ed invece no, mi accolse assolutamente sorridente, ma con sorriso vero e sincero e mi condusse negli uffici sul retro della sala dove decine e decine di impiegate alle loro scrivania picchiettavano senza sosta sulle loro tastiera. Mi fece accomodare davanti alla scrivania alla quale stava seduta una donna di colore sui cinquanta molto sovrappeso ma con un sorriso decisamente proporzionale alla sua stazza. “Passaporto” mi chiese e non appena lesse “Italia” al suo enorme sorriso si aggiunse una esclamazione di stupore e gioia. “Oh… Roma ci sono stata in vacanza che meraviglia!….anche Venezia e Firenze…” e da quel momento la mia noiosa, fino ad allora, mattinata fatta di attese e cambi di recinto divenne il primo, di una lunga serie, di interessanti giornate in America fatte di conversazioni, tra le più inaspettate e disparate, con le persone più insospettabili.  Anche questa mattina nell’ufficio inglese quando mi sembrava che il mio dejà-vu si potesse tranquillamente concludere riassumendolo con un semplice “La praticità americana contro la classe inglese”, la gentilissima voce al di la del telefono si è accesa con lo stesso stupore e gioia dell’impiegata americana quattro anni prima non appena alla domanda “nazionalità?” ho risposto Italiana. “Oh Roma…che bella ci sono stata in vacanza e la Sicilia…meravigliosa.” e da quel momento, sempre come quattro fa, una banale e meccanica conversazione che doveva essere fatta di sole fredde domande seguite da altrettanto fredde risposte, è diventata come per incanto una divertitissima chiacchierata su tutto e ancora di più di tutto. Al punto che tra una divagazione e l’altra, una risata e un complimento, alla domanda “data di nascita” alla mia risposta “5 novembre”…la gentilissima lady inglese si è esibita in un ancora più estasiata esclamazione di meraviglia. Ho subito pensato che anche lei fosse nato lo stesso giorno e invece…il 5 novembre è una importante ricorrenza storica in Inghilterra che tutti, ma proprio tutti, i fedeli sudditi festeggiano…ecco un riassunto della bella lezione di storia inglese che la simpatica lady mi ha offerto al telefono in un ufficio pubblico. Il complotto delle polveri. o Gunpowder Conspiracy del 5 novembre 1605 fu un fallito tentativo di assassinare il re Giacomo I d’Inghilterra da parte di un gruppo di Inglesi cattolici. Il complotto mirava ad uccidere il re, la sua famiglia e la maggior parte dell’aristocrazia protestante facendo esplodere l’ House of Parliament proprio il 5 novembre 1605 con 2500 kg, in 36 barili di polvere da sparo. Fu ideato da cinque giovani britannici ribellatisi alla politica repressiva nei confronti della popolazione cattolica. Robert Catesby che fu l’ideatore del piano, Guy Fawkes esperto in esplosivi che doveva eseguirlo materialemnte. Tomas Wintour, Tomas Percy e John Write. La notte del 4 novembre uno dei cospiratori Mark Treshman preoccupato per i cattolici che sarebbero stati presenti in parlamento il giorno dell’attentato, inviò una lettera a Lord Monteagle per avvertirlo del pericolo. Lord Monteagle si insospettì e mostrò la lettera al segretario di Stato che iniziò le ricerche nei sotterranei della camera dei Lord. Attorno alla mezzanotte Guy Fawkes venne scoperto e arrestato nella cantina da un drappello di uomini armati guidati da Sir Thomas Knevytt. In possesso di Fawkes vennero trovati un orologio, fiammiferi e carta per l’accensione. Fawkes venne rinchiuso nella Torre di Londra dove sotto tortura firmò una confessione rivelando il nome dei suoi complici e dopo un processo simbolico, il 27 gennaio 1606 vennero tutti impiccati, decapitati e squartati. Cosi ogni anno in Inghilterra ma anche nelle ex colonie come la nuova Zelanda, si festeggia il fallimento dell’attentato e l’esecuzione dei cospiratori con una notte di fuochi d’artificio e falò. Nel 2005 la zecca inglese coniò un moneta da due sterline in onore dell’anniversario dei 400 anni dal fallito complotto. Se chiedete ad un qualsiasi inglese dove e come trascorrerà la notte del 5 novembre vi risponderà sicuramente “…con gli occhi al cielo a guardare la Bonfire Nights”

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